• Gaetano Mura

    Gaetano nasce il 7 luglio 1968 a Cala Gonone sulla costa orientale della Sardegna, un golfo con 40 km di costa senza cemento e con la gran parte delle spiagge raggiungibili solo via terra o con dei trekking impegnativi. In questo paradiso naturale sboccia sin da bambino il suo forte e profondo amore per il mare: "ruba" e usa di nascosto la barca del padre, ci dorme la notte e inizia l'esplorazione del mare.
    “Quando avevo 11 anni chiedevo il permesso ai miei genitori di poter andare a dormire sulla vecchia barca di mio padre ormeggiata in porto. Durante la notte quando ero certo di farla franca, mettevo in moto il motore e mollati gli ormeggi giravo all’interno del piccolo porto, poi tornato in banchina stendevo il sacco a pelo sul tavolaccio della cuccetta tra odore d’umido e di sentina nel buio della cabina. Quando non erano più i due moli a delimitare l’orizzonte sognavo di navigare e mi addormentavo felice” .
    Un grande amore per il mare in un luogo dove non esistono circoli velici, le tradizioni marinare sono esili e nessuno va a vela. Le tracce dell'uomo a Cala Gonone risalgono al neolitico – l'età della pietra – continuano nell'epoca dei Nuraghi – età del Bronzo – con la costruzione di numerosi villaggi che verranno poi conquistati dai romani. Poi il mare infestato dai pirati, l' abbandono della costa, il rifugio nelle montagne vicine e la località sarà riscoperta solo nel XIX secolo grazie ad un gruppo di pescatori ponzesi che si stabilisce nel villaggio e introduce, con fatica, la cultura della pesca e dell'andar per mare tra i locali. Questo il contesto culturale, sociale ed antropologico dove nasce, cresce e diventa navigatore oceanico Gaetano Mura. I limiti non lo hanno fermato, anzi lo hanno incoraggiato a dare il massimo e grazie alla sua tenacia e perseveranza è riuscito a tagliare importanti traguardi.
    Ancora adolescente s’imbarca come mozzo nei pescherecci locali per immergersi nella cultura marinara, poi come comandante nei traghetti trasporto passeggeri di piccolo cabotaggio. Sempre a Cala Gonone. Ma Gaetano ama le sfide e l'innovazione e a soli vent'anni acquista il Dovesesto un fatiscente veliero d’epoca di 23 metri che restaura con le sue mani. Un altro importante passaggio che lo porta ad approfondire la conoscenza del mondo nautico. Inizia il suo rapporto con la vela, il Dovesesto diventa il modello di navigazione sostenibile nel Golfo di Orosei, una svolta rispetto al fenomeno dei traghetti stracarichi di turisti durante l'alta stagione.

    Il Dovesesto non è solo lo strumento per guadagnarsi da vivere, ma anche la sua palestra per il suo futuro da navigatore oceanico. Autodidatta per forza di cose ha imparato a navigare da solo, trasformando la sua passione in un impegno concreto attraverso studio e determinazione. Imparando a comprendere il vento onnipresente nella sua isola.
    Un percorso duro, ma ricco di sacrifici e soddisfazioni. Superati i 30 anni inizia a regatare, con una piccola barca a vela e nei primi anni duemila inizia la sua partecipazione a regate nazionali e internazionali dove si mette in mostra per la sua determinazione.

    Conquista così uno dei miti della vela italiana: Cino Ricci che scrive di Gaetano: "Mi piacciono i Ministi, parlano poco, fanno. Forse parlano solo fra loro, nel mondo variegato della vela sono quelli che si sentono meno. Quando però c'è la Mini, ne salta sempre fuori qualcuno che si fa sentire e vedere! Per lo più, per vederli bisogna passare per le cronache in Francese o in Inglese perchè i nostri media li ignorano totalmente. E sì che ce ne vuole perchè i Francesi o gli Inglesi si accorgano di uno di noi: Soldini e Bianchetti insegnano, o vali veramente o non esisti. Ho seguito la Roma e mi è tornato in mente il nome di uno dei soliti "pazzi" che stava costruendosi il suo Mini con in testa il sogno della Mintransat, e l'ho ritrovato in classifica al secondo posto. E' Mura, con il suo Pago, in coppia con Pelizza. Mi piace questo Sardo, che ha portato a termine la sua barca e ha trovato in Pelizza un buon appoggio per iniziare a scoprire i segreti della barca e di se stesso. Mi piace pensare ad un altro che come chi l'ha preceduto, sarà un pezzetto di tricolore alla Minitransat da seguire. Mi comunicano che per una rettifica all'ordine di arrivo, Gaetano Mura è primo nella sua classe. Ho anche letto le sue dichiarazioni dopo l'arrivo e mi ha fatto piacere costatare che il giovane Minista ha capito con quanta sofferenza a volte si portano a termine la regate. Dalle sue frasi risaltano anche la passione e la tenacia che lo animano e che gli consentiranno di realizzare il suo sogno. Non basta essere duri, bisogna durare ad essere duri".

    La capacità di durare, la resilienza emerge con forza nel 2009. Con la partecipazione alla Mini Transat, la regata transoceanica che si corre ogni due anni, a bordo dei Mini – imbarcazioni da 6 metri e 50 – in solitario, senza sosta e senza possibilità di comunicare. La linea d'ombra da superare per i velisti, il passaggio alla maturità. "La regata - creata nel 1977 dall’inglese Bob Salmon - è la risposta al gigantismo finanziario e ultra tecnologico delle regate transoceaniche che si corrono con barche dai costi iperbolici, e che lasciano meno spazio alla componente umana e alle capacità individuali". (Dal portale http://www.classemini.it/portale/minitransat/ )

    Alla MiniTransat emergono le qualità di Gaetano, la sua vocazione è la navigazione in solitario, quella che gli è più congeniale e per la quale sente di avere una predisposizione fisica e mentale.

    "Nel 1996 a Genova durante il Salone Nautico presentarono il mini match progettato da Andrea Romanelli. Lo stesso Giovanni Soldini durante una conferenza stampa illustrò questa novità. Io ero lì apposta come i bambini al luna park. La barca la bellissima, mi fece sognare ancora di più. Non avevo più dubbi, da quel momento avrei concentrato tutte le mie energie per essere un giorno sulla linea di partenza di quella regata. Ma trascorsero alcuni anni prima che, senza demordere, riuscissi, con grande aiuto di Bert Mauri e di Roberto Diverio, a cominciare la costruzione del mio nuovo mini. La Mini Transat è un'esperienza straordinaria e unica. Te la porti dentro per sempre e inevitabilmente ti cambia. I suoi effetti sono a rilascio graduale, durano nel tempo, e ancora oggi ne raccolgo qualche insegnamento che mi era sfuggito. Allora ero meno interessato all'aspetto competitivo, ero più affascinato dall' avventura. Ebbi quello che cercavo. Ormai in tutti gli sport estremi, comprese le spedizioni himalayane, si comunica durante l'impresa, c'è il contatto col resto del mondo. Al contrario ciò che rende unica la Mini è che è vietata la comunicazione con la terra. Questo elemento all'inizio della navigazione è difficile da accettare, il fatto di non poter comunicare un problema sembra più grave del problema stesso. Ma, a un certo punto, immerso nella solitudine in mezzo all'oceano, senti che il legame con la terra si spezza è che tutto il resto, affetti compresi, ti appartengono in un modo nuovo. E' il vero inizio della tua straordinaria avventura. La non comunicazione, inizialmente un disagio, impari a considerarla un grande privilegio, un privilegio per pochi. Portare a termine la regata, specie se è la prima esperienza, è la cosa più importante. Avevo già avuto diversi problemi all'albero durante la prima tappa. A pochi minuti dallo start della seconda, a Funchal, mi sono accorto che la canaletta dell'albero si era rotta dalla penna in giù e che 30 centimetri di randa erano già fuoriusciti. E non poteva che peggiorare. Avrei dovuto ritirarmi? Sarebbe stato più saggio e più professionale, ma non lo feci. Feci finta di non vedere. Avevo tutto l'oceano davanti, una follia. Oggi sono contento di quella follia, ho coronato il mio sogno arrivando in Brasile e oggi è quello che conta". (Testo estratto dall'edizione italiana di "La Mini Transat di Jean – Luc Garnier e Christophe Julliand, Edizioni Mare Verticale).


    Gaetano ha raccontato questa impresa in un video prodotto grazie a delle microcamere a cui, nella solitudine più totale e in mezzo all’oceano, confessa la sua ansia, le sue paure, la sua disperazione ma anche la voglia di tagliare il traguardo. Un racconto forte che, non a caso, vince Il Paladino d'oro allo Sport Film Festival 2010 di Palermo.

    Nel 2011 inizia il percorso con i class40 e un programma di partecipazione alle regate oceaniche più importanti. La barca viene costruita in un cantiere anomalo: quello di Bert Mauri in una collina vicino Rimini, in un luogo circondato dagli ulivi. Una "officina" artigianale ma di eccellenza dove si traduce in concreto il progetto dell'architetto navale e skipper francese Sam Manuard. Il progettista dei più veloci class40 e maggiori protagonisti delle regate oceaniche più prestigiose.

    Nel 2012 il varo della barca e la partecipazione alla Palermo Montecarlo (vince nella sua classe) e alla Middle Sea Race ( secondo). Poi nel 2013 la partecipazione alla regata oceanica Les Sables Horta Les Sables (terzo nella seconda delle due prove) e soprattutto la Jacques Vabre (una delle regate oceaniche più prestigiose) in coppia con l’architetto navale, skipper ed amico Sam Manuard. Nella regata Gaetano disalbera ma con una operazione incredibile riesce a recuperare e rimontare l’albero (una vera impresa e infatti Il Giornale della Vela, il più autorevole giornale del settore, lo nomina velista del mese e lo candida a Velista dell’anno). Ma non è finita qui perché la regata procede e solo per un soffio si evita la collusione con un cargo; altri danni per la barca. Ma nonostante le dure condizioni tecniche Gaetano non si arrende e riesce a tagliare il traguardo: primo degli italiani e dietro tante altre barche. La conferma delle parole di Ricci: "Non basta essere duri, bisogna durare ad essere duri".

    Dopo l'esperienza con la Jacques Vabre Gaetano si dedica al Mediterraneo e nel 2015 vince con grande determinazione la Roma x 1. La regata dove hanno vinto i maggiori velisti italiani.

    Il tentativo di Giro del Mondo
    Il 15 ottobre 2016 Gaetano parte da Cagliari per il tenativo di giro del mondo in solitario, senza sosta e senza assistenza in class 40. Un'impresa riuscita solo al cinese Guo Chuan, in 137 giorni ma con un percorso diverso, che dopo circa un mese dalla partenza di Gaetano scompare in Pacifico. La navigazione in solitario procede dal Mediterraneo, scende in Atlantico doppia il Capo di Buona Speranza ed entra in Oceano Indiano. Qui urta con un UFO (un oggetto non identificato) che costringe il navigatore ad una prima riparazione dei timoni. Ma non è finita qui durante una violenza depressione, in direzione di Cape Leeuwin, subisce un avaria che lo costringe a fare rotta sul porto di Perth e fermare il giro del mondo.


    L'impegno ambientale
    Gaetano in questi anni ha realizzato numerosi progetti culturali e legati alla difesa e tutela della natura. Un impegno speso soprattutto con i ragazzi. Nel 2012 ha partecipato all'iniziativa della Questura di Nuoro con Diahiò – il diario della legalità distribuito in tutte le scuole della Sardegna - un dialogo su regole, sport ed ambiente.
    "Faccio un lavoro bellissimo che mi permette di stare a contatto con la natura per lunghi periodi ed in completa solitudine. Un'esperienza che mi ha fatto crescere e reso sempre più consapevole, nonostante il rispetto per l'ambiente coltivato sin da piccolo, della necessità di difendere il nostro ecosistema. Basta poco per proteggerlo se si seguono questi due comandamenti: non inquinare, non sprecare. La barca è un microcosmo indipendente in cui la gestione delle risorse è fondamentale per sopravvivere. In barca l'uso parsimonioso dell'energia e dell'acqua é obbligatorio ed è prezioso il cibo: non si butta via niente. Anche il semplice gesto di mangiare una mela equivale all'emozione che ci regalano le pietanze del più rinomato ristorante, in mezzo al mare il cibo si assapora in modo diverso, si percepiscono profumi e gusti mai sentiti prima. Quando ritorno a casa dopo le privazioni della navigazione, l'abitudine scontata e quotidiana di aprire il rubinetto e vedere sgorgare l'acqua abbondante diventa la magia. Sono gli effetti di un'esperienza dettata dalla necessità di non sprecare niente, neanche una piccola goccia d'acqua, e ti insegna a non consumare oltre il necessario". (Testo tratto da Diahiò, Il diario della legalità).

    L'attività culturale è stata intensa: collaborazione con il museo Man con il coinvolgimento delle scuole per la creazione dei disegni nella barca; partecipazione a festival letterari e ambientali. La partecipazione a documentari come "Le favole iniziano a Cabras" trasmesso in prima serata su Sky Arte.

    Trans Island Project
    L’incontro, un ponte tra Sardegna e Sicilia, tra sperimentazione tecnologica e responsabilità sociale. Gaetano sposa il progetto LiscaBianca di Palermo che coinvolge nel restauro di una barca classica ragazzi dell’Istituto Penale per i Minorenni “ex-Malaspina”, infortunati segnalati da INAIL, ex tossicodipendenti della Comunità di Recupero Sant’Onofrio di Trabia, giovani migranti rifugiati. Uno scambio culturale e di esperienze che porta ad una sperimentazione durante la navigazione Cagliari Palermo: a bordo una stampante 3D - grazie a Fab @ Lab School, un laboratorio di fabbricazione digitale all’interno dell’I.T.I.S. Vittorio Emanuele III di Palermo - con la quale si producono piccoli strumenti che possono sostituire quelli che si rompono durante la navigazione.